3 falsi miti su bitcoin

Tre falsi miti molto comuni su Bitcoin sono:

  1. è utilizzato soprattutto per attività criminali
  2. è una truffa, uno schema piramidale!
  3. è uno spreco di energia ed è dannoso per l’ambiente

1) È utilizzato soprattutto per attività criminali

Bitcoin è utilizzato dai criminali, questo è vero. Del resto lo è qualunque forma di denaro. È però assolutamente falsa la tesi che il suo principale utilizzo sia riconducibile ad attività criminali. Secondo un recente studio di Chainanalysis, ripreso anche da Forbes, l’attività criminale riconducibile alle criptovalute nel 2020 ha rappresentato appena lo 0,34% dei volumi scambiati.

Solo criminali molto sprovveduti utilizzano bitcoin ed altre criptovalute per ricevere od effettuare pagamenti. Sono molti infatti i casi di criminali colti in fragrante quando hanno tentato di convertire le cripto in altre valute. Per questo motivo vi sono anche molti fondi che rimangono “bloccati” in criptovalute e non riescono più ad essere riconvertiti in valuta fiat perché ormai segnalati come derivanti da attività criminale e quindi sotto l’attenta osservazione delle autorità. E’ notizia recente, ad esempio, che ben 10.057 bitcoin (per un valore di circa 500-600 milioni di dollari) derivanti dall’hackeraggio dell’exchange Bitfinex del 2016, sono stati spostati per la prima volta nell’aprile 2021. Ovvero: sono ben 5 anni che i criminali non li toccano sapendo di essere monitorati e appena lo hanno fatto hanno fatto scattare i campanelli d’allarme. Se spostarli in altri conti è un’operazione facilmente effettuabile ma che serve a ben poco, convertirli in dollari o euro sarà impresa molto più difficile.

Se si comprende il funzionamento di bitcoin e della blockchain è facile capire come sia davvero una pessima idea utilizzarlo per attività criminali: ogni transazione è immutabile e lascia per sempre una traccia indelebile. Questo significa che, nonostante vi sia un certo grado di anonimità delle transanzioni sulla blockchain, sia molto difficile mantenerla nel momento in cui si voglia convertire i bitcoin in valute tradizionali, in quanto quasi tutti i cambi valute richiedono oramai l’identificazione attraverso KYC (Know Your Customer), che è essenziale per le aziende per identificare i propri clienti, la natura delle loro attività e, naturalmente, la legittimità della fonte di reddito. È quindi facile identificare comportamenti sospetti o fraudolenti ed altrettanto facile bloccare queste transazioni fraudolente prima ancora che si verifichino. Con queste misure di sicurezza, è possibile valutare se ci sono rischi di reati (ad esempio riciclaggio di denaro), aumentando quindi l’attrattività per chi cerca una forma di investimento trasparente e del tutto legale.

Sono invece completamente anonimi e non lasciano alcuna traccia il denaro contante ed i metalli preziosi in forma fisica, costituendo pertanto mezzi di pagamento nettamente preferibili per l’attività illecita rispetto alle criptovalute.

2) È una truffa, uno schema piramidale!

Gli scettici classificano bitcoin come uno schema piramidale o schema Ponzi. A sostegno di questa teoria vi sarebbe il fatto che la maggior parte dei bitcoin si troverebbe concentrata nelle mani di pochi individui. Tuttavia, sebbene le transazioni sulla blockchain siano del tutto pubbliche e trasparenti, è impossibile determinare quanti individui detengano cosa. Il numero di indirizzi, infatti, non corrisponde assolutamente al numero di individui.

Ad esempio, le società di cambio valuta dette exchange, come Coinbase, mantengono su pochi indirizzi enormi quantità di bitcoin che appartengono però a migliaia (nel caso di Coinbase milioni) di loro clienti. Anche i veicoli di investimento come Grayscale gestiscono molti bitcoin con pochi indirizzi ma le loro azioni sono detenute da molte persone (Grayscale detiene da solo 650.000 bitcoin, per un valore di circa $ 35 miliardi). Inoltre, la grande quantità di bitcoin andati persi (si stima circa 4 milioni) appartengono per lo più ad early adopters che non hanno preso le precauzioni dovute per conservarli e che detenevano grandi quantità in pochi indirizzi quando ancora il valore di bitcoin era molto basso.

Al tempo stesso, una sola persona può controllare più di un indirizzo bitcoin. Con la diffusione dei portafogli cosiddetti a sistema gerarchico deterministico (hierarchical deterministic wallet) un solo individuo è facilmente in grado controllare un numero pressoché infinito di indirizzi e chiavi private.

Pertanto, alla luce del funzionamento stesso del network Bitcoin e del suo sistema di indirizzi, sono assolutamente insensate considerazioni in merito a quanti bitcoin siano in mano di quante persone.

In ogni caso, bitcoin costituisce un nuovo asset digitale che, come tutte le innovazioni tecnologiche, premia gli early adopters, che naturalmente sono in numero molto minore rispetto a coloro che investono in un momento successivo. È pertanto assolutamente normale che gli early adopters siano quelli che probabilmente detengono un maggior numero di bitcoin ma sono anche quelli che hanno corso il rischio maggiore avendo investito in bitcoin quando i punti di domanda erano ancora tanti. Se per questo motivo bitcoin debba essere considerato uno schema piramidale, allora lo dovrebbero essere tutte le aziende, come Apple o Facebook, che sono cresciute velocemente e grazie alle quali sono i primi investitori ad averci creduto (e ad aver rischiato il proprio capitale) ad averne poi ottenuto i maggiori benefici.

3) È uno spreco di energia ed è dannoso per l’ambiente

Facciamo una distinzione. Consumare energia non fa male all’ambiente. È la produzione di energia, e non il suo consumo, ad essere dannosa per l’ambiente quando questa deriva da fonti non rinnovabili. Per esempio, consumare energia solare non ha alcun impatto sull’ambiente.

Se il vero problema è la produzione di energia da fonti di origine fossile (carbone, petrolio e gas) bisognerebbe risolvere questo problema e non rovesciare il problema sul consumo di energia. Inoltre, stabilire se un certo utilizzo dell’energia sia giusto o sbagliato è un fattore soggettivo, per alcuni lo è per altri no. Deciderlo per tutti sarebbe una decisione dittatoriale. È quindi molto meglio e democratico agire sulle eventuali conseguenze della produzione non pulita di energia, come ad esempio l’emissione di CO2, in merito alla quale il Protocollo di Kyoto ha stabilito delle quote per ciascun Paese. Alcuni Paesi, inoltre, hanno deciso di applicare gli stessi principi del Protocollo all’interno del loro territorio nazionale estendendolo anche al settore privato.

A differenza di altre modalità di consumo di energia, Bitcoin ha il grosso vantaggio che può essere “minato”, ovvero prodotto, ovunque e quindi anche direttamente nel luogo in cui l’energia viene generata. Si rivela quindi estremamente utile per assorbire gli eccessi di energia delle centrali di energia rinnovabile (eolico, solare, idroelettrico) le quali notoriamente non possono mai abbassare il proprio livello di produzione né possono vendere l’energia in eccesso lontano dal luogo di produzione in quanto il trasporto dell’energia provoca forti sprechi per dissipazione.

Per questo motivo, in passato questi impianti venivano spesso sottodimensionati, facendo fronte sostanzialmente solo alla domanda locale del momento ma poi diventando presto insufficienti, soprattutto nei paesi in rapida espansione. Oggi è invece molto più economicamente sostenibile costruire fin da subito centrali di energia rinnovabile di dimensioni maggiori che possano far fronte alla crescente domanda energetica di un Paese in crescita, sapendo che nel frattempo l’eccesso di energia verrà comunque monetizzato venendo convertito in una riserva di valore digitale come Bitcoin.

A testimonianza del fatto che Bitcoin ben si presta a questo utilizzo, una ricerca condotta da Coinshares ha rivelato che ben il 74% dell’energia consumata da Bitcoin proviene da fonti rinnovabili, una percentuale molto elevata se considerato che l’energia rinnovabile rappresenta solo il 28% del totale della produzione energetica mondiale.

Bitcoin pertanto costituisce un elemento importante per consentire la crescita della produzione di energia rinnovabile mondiale, favorendo la costruzione di impianti di maggiori dimensioni, soprattutto in quei Paesi in cui la domanda energetica è minore.

Lo Studio Cavalcanti de Albuquerque offre formazione ed assistenza in merito a bitcoin ed altre criptovalute e rimane a disposizione per chiarire eventuali dubbi in merito.

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